Cercasi partnership disperatamente: intervista a Chiara Faini di Smart Italia

27 aprile 2017

Cercasi partnership disperatamente: intervista a Chiara Faini di Smart Italia

“Ah sì sì, vediamoci. Così intanto che parliamo del workshop approfitto per farti un’intervista”

“Che intervista?”

“Niente di ché, una cosa così, senza importanza…è per il blog di BeCrowdy

Saluto e clicco sulla cornetta rossa di Skype (scaipi per gli amici) e segno subito sull’agenda:

 

Venerdì 14 aprile ore 9-9.30 c/o Smart Milano. Consiglio per il futuro: perfeziona le tue abilità commerciali, lo devi a te stessa.

 

Non faccio in tempo ad aprire Trenitalia.it per capire con quale treno sarei potuta arrivare in ritardo per la mia capatina milanese, che Chiara prontamente mi avvisa di essere rimasta incastrata a Roma proprio in quei giorni. La nostra chiacchierata si farà quindi ancora su scaipi. Milano, neanche stavolta mi avrai, sigh.

Prima del nostro appuntamento virtuale, butto giù le prime domande che mi vengono in mente. Di che segno sei, programmi per Pasqua, per che squadra tifi. Poi mi guardo allo specchio e mi dico: “Ok, quando vuoi concentrarti fammi un fischio”.

Ci conosciamo già, in realtà, con Chiara. È di fine luglio 2016 quella mia mail con oggetto: Cercasi partner disperatamente. E galeotta fu la mail: dopo 4 mesi siamo salite in cattedra insieme per il workshop Cultural Crowdfunding for Dummies a Mare Culturale Urbano. Un’esperienza  di collaborazione molto concreta, oltre che ben riuscita.

Poco dopo BeCrowdy viene invitato da Smart a Exyt | Expose Your Talent, evento multi target durante il quale abbiamo condiviso insieme a Make a Cube la conduzione del tavolo dedicato a crowdfunding e ricerca fondi rivolto a musicisti aspiranti manager di loro stessi.

Una collaborazione enfant prodige la nostra, esplosa appena nata ma che ha tutta l’aria di voler maturare, formalizzarsi e sfatare il mito che addice la fortuna ai soli principianti. Da poco abbiamo ufficializzato la convenzione Smart-BeCrowdy e a breve ci ritroveremo insieme negli spazi di Mare Culturale Urbano per il workshop di Cultural Crowdfunding Pro.

Insomma, alla fine riesco ancora una volta a sfangarla e a dare a questa mia intervista una parvenza di credibilità.

Tuttututtututtu.

Stavolta pigio la cornetta verde ed è in quel momento che mi collego con Chiara Faini, Responsabile Partnership & Comunicazione per Smart Italia.

“Pronto, ciao” mi dice, con una cadenza a tratti ancora spiccatamente francofona.

“Dai iniziamo subito con l’intervista così ce la togliamo” (come seguire i propri consigli).

1.Smart, un tweet per descriverlo.

SMart è un modello mutualistico 2.0: un gruppo di artisti e creativi di tutta Europa, che insieme hanno creato una cooperativa per poter lavorare meglio, più tutelati, e più sereni. 

2.Come sei arrivata a Smart?

Arrivo a Bruxelles nel 2006 per una borsa di studio ottenuta durante il corso laurea specialistica in Economia dello sviluppo e Cooperazione Internazionale. Parallelamente inizio a frequentare l’ambito artistico- culturale della città e a collaborare ad un progetto di accompagnamento al microcredito per immigrati di seconda e terza generazione in Belgio. Da lì entro in contatto con Smart, che altro non è che un modo per ripensare il mondo del lavoro in ambito creativo. Lavorando per loro riesco così a incastrare in un unico ruolo il mio profilo multidisciplinare, dando sfogo e utilità ai miei molteplici interessi.

3. In che cosa si differenzia Smart.it dalle altre delegazioni europee?

Smart italia ha un taglio diverso rispetto al progetto belga - che riunisce più di  70.000 soci -  ma la mission è la stessa:  tutelare i diritti dei  lavoratori “anomali”…che poi forse così anomali non sono. In Belgio Smart nasce di supporto alla musica, in Germania ai grafici: quello che davvero fa la differenza è la cornice legale e contrattuale, che va declinata per ogni paese. Smart Italia, che sta crescendo molto rispetto alle altre sedi europee partite più o meno nello stesso periodo (Austria e Germania), sta prendendo piede nell’ambito principalmente teatrale e ultimamente anche in quello musicale. Perché? Perché in Italia, nel mondo dello spettacolo dal vivo, l’agibilità è un requisito obbligatorio e rigidamente controllato: per una questione di ”opportunismo pratico”, aprire la partita iva per lavorare in questo settore non ha alcun senso, ed è qui che interviene Smart.

4. Quali sono i progetti più significativi in cui Smart è stato coinvolto?

In Italia Exyt (in collaborazione con MusiCraft e I Distratti) è stato un ottimo esperimento, nato dal basso come opportunità di incontro tra persone che lavorano nella musica a titolo diverso. Giunto l’anno scorso alla seconda edizione, vuole mettere aspiranti musicisti, professionisti ed attori diversi (booking, agenzie, etichette, etc.) tutti allo stesso livello. L’interesse per farsi conoscere è reciproco, non unilaterale. Vorremmo che Exyt diventasse un appuntamento di riferimento su Milano, una vetrina in ambito musicale e un momento di contaminazione tra esperienze.

Per quanto riguarda il mio periodo a Bruxelles, sicuramente l’episodio più rilevante è stato il blocco improvviso da parte dell’Inps belga (ONSS) del sussidio di disoccupazione per gli artisti e delle agevolazioni ad esso connesse. Di fronte a questa decisione immotivata, ingiustificata e imposta, dovuta in parte anche al periodo di crisi economica diffusa, Smart decise di seguire gratuitamente tutti i soci coinvolti dal punto di vista legale, elaborando il dossier giuridico e fronteggiando il processo, durato ben 3 anni.  Mi sentii quindi parte di un atto di difesa collettiva a tutti gli effetti e di una presa di posizione politica molto forte, che supportò a suo tempo tantissime persone non solo dal punto di vista economico o giuridico ma anche morale ed etico.

5.Quali difficoltà riscontri nel tuo lavoro?

Ci sono diversi livelli di difficoltà, sicuramente il gap iniziale consiste nel creare un rapporto di fiducia con i soci: fondamentalmente affidano a te i loro soldi. Anche se non siamo propriamente una piattaforma di economia condivisa, funziona molto il passaparola tra i nostri utenti, le buon vecchie recensioni offilne.

La difficoltà “congenita” e dura da sradicare è mentale: nella società in cui viviamo, almeno in Italia, i lavori creativi non sono riconosciuti universalmente come professioni...come fai a far credere a un fotografo che quando scatta le foto sta lavorando? Gli artisti sono ormai abituati a farsi pagare in visibilità e in birre. La gente pensa che non sia un lavoro normale, un lavoro vero. In più, la situazione legislativa è molto frastagliata e complessa, il sistema è spesso e volentieri “kafkiano”. Tutto ciò mette in difficoltà e spesso spinge le persone a fare del nero. Ti faccio un esempio: in Belgio abbiamo 70.000 soci che lavorano con 2 tipologie di contratto; In Italia, per 650 soci abbiamo stipulato 8 forme diverse di contratto. Nonostante questo noi andiamo avanti, anche perché sappiamo che il nostro lavoro ha un impatto anche sulla collettività, contribuiendo alla rimozione del lavoro nero e alla regolarizzazione delle professioni.

6. In che modo credi che il crowdfunding possa sostenere la produzione artistica e culturale?

Il crowdfunding è un importantissimo strumento di comunicazione interattiva, che oltre ad aiutarti a creare un rapporto con il tuo pubblico ti permette anche di realizzare il tuo progetto. Ti dà l’opportunità di fare un pre-test del tuo progetto e di ripensarlo, ancora prima che venga lanciato sul mercato. Per i progetti culturali difficilmente si ottiene l’appoggio di istituti di credito tradizionali, perché il settore culturale è sempre un rischio dal punto di vista economico: il crowdfunding è un sistema di autodeterminazione con una dimensione imprenditoriale che è importante sia integrata nella dimensione culturale.

7. Parlaci della partnership Smart-BeCrowdy

Smart è un progetto in crescita ed è nella sua natura fare rete. Ci interessa essere in contatto con realtà che approcciano lo stesso tema da prospettive diverse, e crediamo che BeCrowdy sia una di queste. La partnership con BeCrowdy prevede, da un lato, sconti sulla formazione organizzata congiuntamente e 3 ore di consulenza gratuita per i soci Smart; dall'altro, dota i progettisti di un canale di comunicazione in più, ovvero il blog di Smart, che avrà una rubrica dedicata alla campagna di crowdfunding del mese. Questa collaborazione permette di sovrapporre i nostri pubblici, organizzare incontri condivisi di formazione, rinforzare la professionalità dei soci Smart, permettere loro di parlare direttamente con voi e allo stesso tempo promuovere le campagne di BeCrowdy che possono essere di ispirazione per loro.

8. Così come l’abbiamo iniziata, chiudiamo l’intervista con una domanda di rito. Un consiglio a chi sta per partire con un progetto culturale.

Confrontatevi il più possibile con diverse professionalità, altrimenti rischiate l’ “autismo” del vostro progetto. Osate, parlatene e mettetelo in discussione, alla peggio crescerete più rapidamente avendo messo in circolo conoscenze che altrimenti sarebbero rimaste isolate. 


A cura di Rossella Lombardozzi