Il progetto

Ciao Ragazzi!
Posso chiedervi un piccolo sforzo d’immaginazione?
Beh, iniziate a pensare a un lontano sabato sera di febbraio, anno 1992.
Provate, se potete, a sentire sulla vostra pelle il freddo, un cielo pieno di stelle e una luna piena che illumina dall’alto un minuscolo locale di Carpi, il Kalinka.
Metteteci sul palco una band di ragazzi piuttosto sprovveduti, delle canzoni irlandesi e il sottoscritto, un improvvisato e alticcio cantante, un ragazzone con il chiodo che non la smette di cantare a squarciagola pezzi che conosce a memoria.
E poi, come in un piatto d’altri tempi...
Aggiungeteci una bella mano di destino, se lo trovate un pizzico di fortuna, mi raccomando non lesinate con gli ideali, un cucchiaio stracolmo di amicizia e infine, come guarnizione, un mucchietto di chilometri percorsi su strada, acqua e deserto.
Mischiate il tutto e otterrete... "Oh belli ciao!".
La mia biografia ufficiale e romanzata, che racconta gli anni passati coi Modena City Ramblers!
Un viaggio lungo quattordici anni, una storia che prende vita durante quella famosa serata del febbraio 1992 e che si snoda attraverso album di grande successo, tour interminabili, viaggi indimenticabili, con incontri, condivisioni, bevute, trionfi, cadute e furiose litigate.
Lungo una strada che porta da Norimberga a Borgo Valsugana, luogo del mio ultimo concerto! Centinaia di chilometri, conditi da un autoradio che sputa fuori musica a tutto volume, una strada sbagliata, una strana autostoppista, un circo e dei poliziotti nervosi.
Duecento pagine di racconti e aneddoti, molti dei quali mai svelati, centinaia di righe scritte a rotta di collo in compagnia dell’amico scrittore Carlo Albè, l’unica cosa che potete fare è allacciare le cinture, girare la chiave della memoria e tenervi pronti, prima di urlare al cielo... "Oh belli ciao!".

Ed è per questo che siamo qui a chiedere il vostro aiuto, una vostra donazione.
Abbiamo deciso di scrivere questa storia, perché i veri protagonisti in quei lunghi quattordici anni siete stati sempre voi, con il vostro affetto, il vostro supporto che non potrò mai dimenticare!
Sostenete il progetto e scoprite tutte le ricompense che abbiamo pensato per voi!
Abbiamo bisogno della vostra fiducia!
Ne verrete ripagati.

Parola di Cisco.

www.ciscovox.it
www.facebook.com/ciscobellotti
bancarella@ciscovox.it
carlotta@ciscovox.it



Stefano "CISCO" Bellotti

Nato in quel di Carpi il 29 luglio del 1968, è un cantautore di musica folk rock. Il soprannome Cisco deriva dalla sua passione per il calcio. Infatti, tutte le volte che da ragazzo giocava a pallone con gli amici, indossava una maglietta con la scritta San Francisco, via via usuratasi fino a lasciare solo le ultime cinque lettere, per l'appunto Cisco.Ha militato nei Modena City Ramblers dal 1992 fino al 2005, pubblicando nove album di inediti e vendendo circa un milione di copie, collezionando più di 1200 concerti tra Italia, Europa e America Latina. Ora è un apprezzato cantautore solista con alle spalle tre lavori inediti e due raccolte live.“Oh belli ciao!”, è un divertente romanzo-biografia che ripercorre la sua esperienza nei Modena City Ramblers.

Carlo Albè

Nato a Busto Arsizio nel febbraio del 1981, è un lavoratore precario, ma soprattutto scrittore indipendente e giornalista free lance,. Nel dicembre del 2011 ha dato alle stampe il suo primo romanzo, intitolato “L’importante è non restare”, con postfazione dell’amico Stefano "Cisco" Bellotti. Nel febbraio del 2013 pubblica il fortunato "Stabile Precariato" che promuove con un tour di ben cinquanta reading in un anno. Carlo legge ovunque. Nei pub, bar, circoli, biblioteche, scantinati e balere. Scrive racconti e inchieste di cronaca per la Provincia di Varese e la Provincia di Como.

Eravamo sul Ponte Ha’Penny e guardavamo il fiume Liffey scivolare lento verso il Mare di Irlanda, sullo sfondo si ergeva la sagoma della Custom House e il Liberty Hall, l’edificio più alto della città che sembrava sfiorare il cielo gonfio.

E poi ricordo le interminabili partite a tennis, ore e ore a picchiare su quella palla che rimbalzava sulla terra battuta, ore e ore a rimettere a posto racchette mezze rotte, e ancora le corse alla baita Lanzola circondata dalle ortiche, le camminate fino alla cima dei monti e la soddisfazione innocente che si provava a guardare tutto dall’alto, con "Cima 12" sullo sfondo.

Gli allenamenti settimanali con la squadra per la quale giocavo, la gloriosa quanto sconosciuta Cabassi Carpi. Il mister quando mi vide la prima volta disse subito. "Quello lì è bello grosso, va a fare il portiere, che mica ce lo vedo in mezzo al campo!"

Shane dopo avermi scroccato un lungo sorso di birra diede un’occhiata al libro e poi sorrise, tra una pagina e l’altra farfugliò qualcosa ma non riuscii a capirlo, il suo inglese era così impastato e io ero troppo emozionato, per fare caso alle sue parole.

Chissà poi cosa si era bevuta quella signora americana che dopo averci lasciato l’obolo in sterline irlandesi, ci venne a chiedere il significato di "Tant par tacher", perché pensava che la nostra fosse lingua gaelica

"Patagonia Express" di Sepulveda mi aveva letteralmente rapito, solo pochi mesi prima lo leggevo giurando a me stesso che mai avrei potuto rinunciare a un viaggio simile, la Patagonia mi stava chiamando e io ero pronto a risponderle. Da solo.

E anche il concerto all’Havana… se ci ripenso! Eravamo a Plaza de la Revolucion, un mondo di gente la occupava e si vedeva a stento la bandiera di Cuba e l’effige del Che.

"La Grande Famiglia" con le partecipazioni di Paolo Rossi, Gang e Ustmamò vendette circa cinquantamila copie nel primo anno di pubblicazione, ma molto cambiò sotto il profilo dei live. Stava per nascere davanti a noi un tour formato maratona, non proprio tutti se la sentirono di mollare la vita di tutti i giorni per affidarsi alla musica.

Cosa potevo desiderare di più in quel momento?

Eravamo solo noi, pronti a suonare, ridere, scherzare, improvvisare e giocare con la moltitudine di bambini che ci correva attorno, non c’era scaletta, non c’erano commenti o presentazioni, c’era solo la volontà di portare allegria e spensieratezza, vita, come fossimo cantastorie, senza troppi fronzoli.

In quei giorni eravamo noi a scrivere le pagine indelebili della nostra storia, toccavamo con mano una cultura che non ci apparteneva, ma che al tempo stesso sentivamo di comprendere.

"Ciao Cisco, mi chiamo Luca Giacometti, sono appena tornato dall’Irlanda e ora vivo qui a Correggio, sono un appassionato di musica folk e so suonare chitarra, mandolino, banjo e bouzouki, siccome mi piace moltissimo la vostra musica volevo chiedervi…c’è posto nella vostra band?". Rimasi di sasso, non è facile trovare persone così dirette, che non si pongono alcun problema a chiederti quello che vogliono.